sabato 28 novembre 2015

Rè Artù secondo Franco Cardini


Un gruppo di archeologi dopo un'indagine durata ben quattro anni sotto la guida del professor Robert della Reading University, sarebbero riusciti ad appurare che il sepolcro di re Artù, che si supponeva trovarsi nel luogo nel quale un tempo sorgeva l'abbazia benedettina di Glastonbury, nel Sormerset, è in realtà un falso. Secondo la leggenda re Artù sarebbe stato sepolto nel luogo stesso dove un tempo sarebbe sorta la più antica chiesa d'Inghilterra: un luogo prescelto per il fatto che là sarebbero giunti Gesù e Giuseppe d'Arimatea dove gli sarebbe fiorito un'albero che sarebbe cresciuto ogni anno a Natale.


Gli archeologi avrebbero trovato le prove, in pratica, della falsa antichità che chiesa di Glostonbury, la quale sarebbe stata edificata non a gli inizi della cristianizzazione dell'Inghilterra ma dai monaci benedettini che, dopo un incendio della loro abbazia nel 1184, avrebbero diffuso la leggenda di Giuseppe d'Arimatea e di re Artù.
L'abbazia di Glastonbury venne identificata come l'antica Avalon, nel XII secolo Enrico II re D'Inghilterra aveva creduto alla favola della tomba di re Artù e Ginevra si creo intorno alla sua corte un vero e proprio gruppo di trovatori e menestrelli che narravano le gesta di re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda. 
Il matrimonio di Enrico II con Eleonora d'Aquitania nel 1152, giunse a sigillare un vasto programma egemonico: Ora il regno di Luigi VII di Francia primo sposo della regina Eleonora era sotto il controllo di Enrico II discendente dei Normanni e quindi legittimo proprietario delle terre francesi.
Era dunque necessario per la dinastia anglofrancese inventare una storia che parlasse di un re inglese che liberò l'Inghilterra dai Sassoni.
Oggi  si tende a ritenere che il nucleo storico dell'esistenza di un Arcturus Rex effettivo personaggio storico risiedesse nella figura di un legionario della Britannia, Lucius Artorius. 
Le tradizioni Arturiane sarebbero state narrate verso il 1135 dalla Historia regum Britanniae del gallese Goffredo di Monmouth, al quale s'ispirò Guglielmo di Malmesbury per il suo scritto, il De antiquitate  Glastoniensis  Ecclesiae, redatto nel 1135 è il 1137.
Tra il 11821 e 1190 Christien di Troyes compose il suo romanzo il Perceval, ou le conte du Graal, nel quale la leggenda arturiana si univa al tema del sacro Graal. Il Perceval di Troyes incopiuto venne ripreso dal poeta Roberto di Boron che scrisse in versi il  Roman de l'Estoire du Graal, il testo si ispira ad un vangelo apocrifo, il vangelo di Nicodemo, fondato sulla Passione e sull'Eucarestia nel corso dell'ultima cena da Gerusalemme in Inghilterra.
Gerusalemme era stata conquistata nel 1187 dalle truppe crociate e tanto il re di Francia quanto quello d'Inghilterra si erano impegnati nella terza crociata.

BIBLIOGRAFIA : 

"Avvenire, quotidiano di ispirazione cattolica"."Si fa presto a dire re Artù" 
Franco Cardini, docente di storia medievale presso l'Università di Firenze  

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