domenica 11 settembre 2016

La guerra nel Medioevo

Alla morte di Ludovico il Pio l’impero Carolingio si frantumò in tanti piccoli stati, generando la cosiddetta “età feudale”: un complicato sistema politico, di potenti locali che aspiravano a salire ai gradi più alti del potere. Nei primi secoli del medioevo, l’Europa venne attaccata dai saraceni e Vichinghi; i più famosi saccheggiatori dell’alto medioevo. 


Nel 732 gli Arabi furono fermati da Carlo Martello nella Battaglia di Poitiers. In questi secoli, così brutali per l’Europa, si assiste alla distesa degli Ungari provenienti dall’Asia minore, esperti nel maneggiare l’arco e l’ascia. Poi arrivano i Vichinghi provenienti dalla Scandinavia, insediatosi in Norvegia, Danimarca e Russia. Con il passare dei secoli questi feroci cavalieri divennero i Normanni, le loro scorrerie terrorizzavano gli abitanti mettendo a ferro e a fuoco interi villaggi e stuprando le giovani vergini. 

I Normanni erano legati alle loro armi, prestigio sociale del loro rango, l’ascia era l’arma più usata in battaglia, ad Hastings nel 1066 durante la conquista dell’Inghilterra da parte di Guglielmo il Conquistatore, facendo un vero e proprio massacro al danno dei Sassoni conquistando così l’intero paese e ferendo a morte Aroldo, re dei Sassoni. L’equipaggiamento dei Normanni era costituito da uno scudo a mandorla e da un elmo con nasale, indossavano una maglia di ferro: la cotta di maglia, una protezione costituita da una fitta rete di anelli intrecciati tra loro utili per non far trapassare la punta della spada. 

In Puglia, i Normanni conquistarono diverse città: Taranto, Brindisi, Oria, Mesagne, Malegnano (l’attuale Latiano) San Vito dei Normanni, Ceglie Messapica, Ostuni, San Pietro Vernotico, Tuturano, Torchiarolo, Lequile, Dragoni, San Cesario, Vernole, Segine (l’attuale Acaya), Vanze, Acquarica di Lecce, Pisignano, Galatina, Carovigno, Sternatia, Soleto, Corigliano d’Otranto, Sogliano Cavour. Di Oria si hanno notizie che venne conquistata nel 1062 e successivamente divenne signoria feudale con la concessione ad un “dominus” di nome Riccardo, che la resse tra gli anni '60 e '80 dell’IX secolo dotandola di una nuova cinta murari. 

Il diretto successore di Riccardo Altavilla fu il figlio Roberto, signore di Oria dal 1091 quando la città si ribello a Boemondo di Taranto. Per Brindisi abbiamo notizie di un “dominator” a partire dal febbraio 1097: il conte Goffredo di Conversano. La sua dominazione su Brindisi durò fino al 1132 anno in cui Tancredi di Lecce si ribellò a Ruggero II, re di Sicilia. 

Non si può descrivere la guerra nel Medioevo senza parlare del castello, nel XI secolo ci fu il fenomeno dell’incastellamento, i primi “castrum” erano costruiti di legno e di terra che garantivano una residenza ai signori feudali. Essi tramite queste fortezze militari, controllavano il territorio circostante, come per esempio la motta di Supersano, un castello normanno costruito nell XI secolo fatto di legno e costituita da una torre quadrata e da un ponte levatoio. La maggior parte dei castelli, che oggi possiamo ammirare, appartengono alla fase finale del medioevo, basti pensare al castello di Carovigno risalente alla fine del XV secolo. 

Nel XII secolo nacque l’araldica, stemmi identificativi molto importanti per saper riconoscere i cavalieri in battaglia. Sugli scudi cominciarono a comparire simboli e disegni che rappresentavano il casato dalla quale il “milites” proveniva. Tra il 1200 e il 1400 si svilupparono i tornei cavallereschi, dei veri e propri addestramenti militari con l'intento di tenere allenato il cavaliere per gli scontri militari. Dalla meta del XIII secolo le tattiche militari mutarono profondamente, aumentando l’importanza della fanteria e dei cavalieri che combattevano a piedi. 

Gli uomini d’arme erano indotti alla battaglia da obblighi sociali e feudali, ma anche dalle prospettive di ascesa sociale, infatti chi tra loro si comportava bene sul campo di battaglia aveva buone probabilità di aumentare i propri possedimenti o accrescere il proprio rango. Per i cavalieri la guerra medievale era, tutto sommato, un affare a basso rischio. Vi erano molte buone ragioni per cui i nobili evitavano di uccidersi reciprocamente, solitamente erano imparentati e avevano precedentemente combattuto dalla stessa parte. A ciò si aggiunga che il riscatto da pagare o da incassare poteva essere una somma ingente, come nel caso Guglielmo il Maresciallo, conte di Pembroke, designato come il miglior cavaliere del mondo e amava sconfiggere il nemico in battaglia e poi chiederne il riscatto. 

All'alba del XV secolo l'assedio assume un ruolo preponderante nell'ordine delle operazioni militari in Occidente, superando le battaglie in campo aperto. Tutte le miniature medievali, che illustrano un assedio, raffigurano un padiglione o una tenda per simbolizzare la presenza di un campo d'assedio. La riunione di un esercito, in occasione di un assedio, poteva prevedere diverse migliaia di uomini. Per mantenere questi uomini in buona salute e al riparo dalle intemperie, occorreva nutrirli e alloggiarli. Per opporsi a tali preparativi, i responsabili di una piazzaforte assediata, facevano distruggere tutte le infrastrutture che potessero servire agli assedianti e così i sobborghi erano i primi a essere bruciati. Gli abitanti delle città, spesso spontaneamente o sotto il controllo della guarnigione, distruggevano i ripari, le case e i ponti. Nel campo, occorreva fornire allora un sufficiente numero di tende. Alcuni principi si facevano costruire delle case, smontabili in legno. Carlo il Temerario ne possedeva due, con delle finestre e delle ante; Luigi XI di Francia ne aveva una rivestita di cuoio. Nonostante numerose requisizioni nelle città, le tende sono raramente in numero sufficiente per tutto l'esercito e sono numerosi gli uomini che non beneficiano di questi alloggi. Nella prospettiva di un assedio di lunga durata, tutto diventa buono per costruirsi un riparo, si prendeva la decisione di abbattere gli alberi o di depredare le case nei dintorni. 

Le condizioni di vita nei campi erano particolarmente rudi e la coesistenza di numerosi uomini e animali creava dei gravi problemi sanitari. Le malattie non impiegavano molto tempo a presentarsi di andare dal posto di guardia ai differenti pezzi di artiglieria posti in prossimità e fino al campo per dare l'allarme in caso di attacco. Di notte la guardia si trasformava in un sistema di ascolto. Una parola d'ordine veniva impiegata in quel caso per interrogare gli uomini che sbucavano dal buio. Talvolta la vita nel campo assomigliava a quella di una piccola città. Numerosi erano i locali o le taverne, dove si trovavano anche le prostitute del campo. Nel campo si celebravano matrimoni, battesimi e tutto ciò sotto il controllo del prevosto del maresciallo e dei suoi arcieri. La musica svolgeva un ruolo di un certo rilievo. Nel campo degli assedianti le trombe chiamavano gli uomini all'adunata o annunciavano gli spostamenti del signore. La musica serviva anche per divertirsi e per tenere alto il morale. Succedeva anche tra gli assediati. All'interno delle mura non si esitava a suonare e cantare. A tutto questo si aggiungeva il rumore assordante delle bombarde, che aveva un ruolo molto importante sotto l'aspetto psicologico per il successo di un assedio. 

Negli eserciti medievali non mancavano le prostitute che svolgevano un ruolo di primo piano negli accampamenti militari, si trattava di un normale servizio offerto ai soldati che volevano divertirsi dopo una giornata faticosa. Il punto debole di ogni fortificazione era naturalmente la porta, perciò veniva protetta da un "rivellino": una piccola fortificazione avanzata che bisognava espugnare prima di avvicinarsi all'ingresso vero e proprio. come ulteriore, l'accesso era difeso dal ponte levatoio.

Formalmente l’assedio cominciava quando gli assalitori aprivano il fuoco contro il castello. Prima di quel momento il castellano poteva consegnare la fortezza e la popolazione agli assalitori senza disonore e con la garanzia di aver salva la vita. Se il castellano rifiutava di arrendersi, l’attacco partiva. Il primo ostacolo che l'eventuale assalitore incontrava era il fossato, riempito d'acqua o secco, il fossato rendeva difficile portare a ridosso delle mura le macchine d'assedio. Se era secco, poteva anche essere guarnito con pali o altri ostacoli che rallentassero l'avvicinamento del nemico e ne aumentassero la vulnerabilità. I nemici circondavano l’edificio nemico e montavano le macchine da guerra, successivamente bombardavano il castello con le catapulte, per indebolirne le difese e demoralizzarne i soldati. Infine, veniva dato l’assalto vero e proprio, con scale, corde, rampini, torri d’assedio, arieti e ogni altro equipaggiamento descritto sopra. Se i difensori resistevano, gli assedianti potevano scegliere di prendere per fame la fortezza, o aspettare il diffondersi di una carestia. Questa era in effetti la tattica più tremenda perché gli assedianti bloccavano tutti i rifornimenti al castello. Una delle risorse che per prime venivano fermate era l'acqua, questa giungeva al castello tramite un fiume sotterraneo, naturale o artificiale. Per riuscire a rintracciare il corso d'acqua intorno al castello si impiegava una tecnica alquanto particolare: si usava non fare bere ad un cavallo per giorni così che appena lasciato libero avrebbe subito cercato dell'acqua scavando nella terra dove ne sentiva l'odore. Se gli attaccanti erano respinti, spesso i difensori organizzavano una sortita: le porte del castello si spalancavano all’improvviso e i cavalieri della fortezza uscivano a colpire di sorpresa i nemici. A volte invece l’assalto alle mura continuava per giorni e giorni, senza sosta, fino a quando uno dei due eserciti non era completamente annientato o fino a quando uno dei due condottieri non si arrendeva. Di solito il castellano preferiva, quando capiva di non avere speranze, arrendersi: l’alternativa era combattere fino alla morte, perché nella maggior parte dei casi veniva graziato soltanto chi si arrendeva. 

© Alberto Errico 

BIBLIOGRAFIA: 
  • Canaccini Federico, “L'Europa nel mirino”, “Medioevo”, N.219, aprile 2015; 
  • Damiano Cosimo, “Puglia medievale : Politica, istituzione, territorio tra XI e XV secolo”, Congedo, Galatina, 2000. 
SITOGRAFIA: 
  • http://win.storiain.net/arret/num156/artic6

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