martedì 7 marzo 2017

La prostituzione nel Medioevo

giovane cortigiana, in un dipinto del 1500
Nel contesto della sessualità medievale entriamo in merito alla prostituzione, bene accetta dalla chiesa che considerava l'amore a pagamento il male minore per evitare stupri e violenze. San Girolamo affermò che ogni donna è da considerare prostituta, perché fonte di peccato e di perdizione. Tra il XIII  e il XV secolo la diffusione sempre maggiore, in ambiente urbano, della prostituzione, spinse a valutare che fare sesso a pagamento fosse immorale.  In questo periodo nacquero le case di tolleranza, bordelli, dove poter andare a consumare liberamente. Queste meretrici in fondo pagavano le tasse e venivano applicati  controlli molto rigidi dalle autorità cittadine per assicurare il benessere dei cittadini. Cronisti  del basso medioevo ci riferiscono di donne che vendevano il proprio corpo nelle numerose taverne di strada e nelle piazze. Le ragazze non avevano molta scelta che darsi alla prostituzione per mancanza di denaro e sussistenza. I giovani, ma anche gli anziani, amavano frequentare i bordelli. Infatti esisteva  una clientela piuttosto attiva nelle grandi Città come Firenze, Lucca ecc.
Nel XIII secolo a Marsiglia esisteva una nota prostituta, di nome Giulietta la Borgognona. Ella aveva attraversato una lunga strada per arrivare a Marsiglia, città portuale che nel Medioevo avrebbe potuto offrire molto ad una donna come lei, almeno secondo l' apparenza. Giulietta andava avanti con la speranza di trovare lavoro ma non fu così perché a stento riusciva a comprarsi dei vestiti nuovi. In quel secolo molte donne solitamente indossavano abiti vistosi,  una camicia e un mantello, con un nastro giallo ai lati dell'abito, utilizzato dalle prostitute per farsi riconoscere. Giulietta era una donna molto attraente e bella che riuscì a farsi strada nel mestiere più antico del mondo. Nell' Italia Rinascimentale le prostitute rappresentavano tutto ciò che vi era di peggio in una donna. Queste donne immorali avevano rinunciato alla castità. Le prostitute portavano addosso i segni del peccato e del disonore. Esse venivano considerate un veicolo di corruzione non solo peccaminoso, ma inducevano gli uomini a seguirle nella perdizione. Nel cinquecento l'Europa pullulava di giovani alla ricerca di appetiti carnali e privi di sfoghi sessuali legittimi. A partire dal quattrocento si svilupparono riforme religiose con lo scopo di porre un freno a qualsiasi atto sessuale al di fuori del matrimonio. Camilla, una prostituta romana, dovette affrontare le ostilità della chiesa. Nonostante tutto ella poteva esercitare la sua professione in un clima sociale ancora turbolento per via della Controriforma. La fine del XV e il XVI secolo appaiono come i periodi più fiorenti per le prostitute romane. Le famose cortigiane che con la loro bellezza e il loro mecenatismo intrattenevano la società nobiliare dell'epoca. Cesare Borgia, assiduo frequentatore di prostitute, aveva la sua favorita di nome Fiammetta. Alcune donne prosperavano in un clima culturale molto vasto che le elevava dalla condizione di peccatrici a donne di buone maniere e di fascino. La prostituzione, fonte di peccato e di lussuria, non era considerata un crimine. Nei casi in cui non veniva violata la legge, le autorità cittadine le tenevano sotto sorveglianza, considerandole immorali e indegne. Nella Roma del cinquecento molte prostitute si davano un nome inventato per non far conoscere la propria identità. Molte donne si prostituivano in mancanza di denaro, prive di un mantenimento sicuro, alcune dopo aver perso il marito per abbandono ecc. Gli alloggi di queste donne tendevano a concentrarsi nei villaggi, nelle taverne o nelle locande, dove attiravano i loro clienti. Prostitute più benestanti potevano permettersi alloggi più confortevoli.  Molte prostitute romane vivevano in piccole case sparse in Città, esercitando la professione con molta indipendenza. Esse si procuravano da sole la maggior parte del lavoro, mettendosi in mostra alle finestre delle loro abitazioni, richiamando l'attenzione dei clienti o chiacchierando sulla porta di casa.



Alberto Errico 


Bibliografia : 
Luca Pesante, " Il sesso nell'età di Mezzo".  Medioevo n.8 Agosto 2014
Historie medievale n.9 settembre 200
Rinascimento al femminile, Ottavia Niccoli : Edizioni Laterza 1991

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