giovedì 2 novembre 2017

Castelli e Cavalieri nel Medioevo

Nel basso Medioevo si ha la massima diffusione di grandi manieri feudali. In Puglia se ne sono costruiti veramente tanti, ad esempio: 

il  castello di Oria, Gioia del colle,  Bari, Castel del Monte, Lucera, Brindisi, Trani, Barletta, Torre Maggiore, Conversano, Manfredonia, Acaya, Corigliano d'Otranto, Latiano, San Vito dei Normanni, Ceglie Messapica, Monopoli, Carovigno, E
rchie, Squinzano, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Mesagne, Caprarica del Capo, Lecce, Muro Leccese, Taranto, Rocca Forzata,  Martina Franca, Gallipoli,  Otranto, Neviano, Racale, Montesardo, Felline, Acquarica del Capo, Francavilla Fontana, Manduria, Torre Santa Susanna, Andrano, Borgagne, Barbarano, Cocumola, Avetrana, Cavallino,  Copertino, Supersano, Pulzano, Ugento, Depressa, Campi Salentina, Lucugnano, Lizzanello, Lizzano, Martano, Vaste, Scorrano, Fulcignano, Nardo, Tricase, Tutino, Grottaglie ecc.
Il cavaliere è naturalmente il protagonista dei castelli feudali.
Nel ciclo arturiano, la Tavola Rotonda era il tavolo del castello di Camelot dove i cavalieri di Re Artù sedevano per discutere questioni di cruciale importanza per il reame. In alcune versioni, anche il Mago Merlino aveva un posto. In alcune leggende viene narrato che fu il padre della Regina Ginevra a donare la tavola ad Artù tra i regali di nozze.La chiamata alle armi offriva notevoli vantaggi a quei soggetti che, per capacità o fortuna, ne sapevano approfittare. Le opportunità di arricchimento a seguito delle azioni belliche erano grandi, sia attraverso i bottini rapinati sia attraverso il riscatto dei prigionieri, specie se di alto lignaggio. Ciò costituiva un valido compenso per il rischio di perdere la vita, rischio sempre presente e sempre messo in conto. Quando un rampollo di nobili origini era ritenuto maturo per iniziare la carriera da cavaliere, veniva inviato come paggio nel castello di un parente, spesso uno zio oppure un grande signore feudale. Qui imparava a maneggiare le armi, accompagnava il castellano in battaglia, aiutandolo ad indossare l'armatura. Alcuni cavalieri  ricevevano dal signore un pezzetto di terra in  cambio del servizio militare. Questi vassalli governavano un piccolo castello, generalmente in pietra. Era un rifugio sicuro per il signore e la sua famiglia. I castelli di pietra erano fatti in modo da difendere i loro occupanti contro i nemici. 
Il maniero era spesso munito di palizzate per rallentare i movimenti dei nemici che tentavano di scalare le mura. Dalle cortine del castello sporgevano le torri, da dove gli arcieri colpivano gli avversari. La porta, punto debole di ogni castello, era spesso difesa da un ponte levatoio. I battenti erano bloccati all'interno da grosse travi messe di traverso. Una pesante saracinesca in ferro poteva scendere dall'alto per formare una barriera. Ne è un esempio la porta medievale di Scorrano (Lecce),  dotata un tempo di una forte saracinesca che si chiudeva in caso di assedio. I grandi signori feudali amavano erigere enormi fortificazioni. Una solida torre in pietra, "Il mastio", tipica fortificazione Normanna sorta a partire dal X secolo.  I milites, che vivevano nel castello a seguito del loro signore feudale, difendevano il maniero. Il cavaliere prestava servizio per un certo periodo, poi veniva sostituito da un suo collega. Il castello era prima di tutto la residenza di un signore feudale. Tra i privilegi del rango c'era talvolta il grande lusso di avere una stanza privata che garantiva al castellano una certa intimità con la sposa. I signori disponevano di enormi castelli, affidavano la cura del maniero ad un castellano di fiducia che in loro assenza curava l'amministrazione del castello. I cavalieri dovevano esercitarsi continuamente alla battaglia e il torneo nacque come pratica all'addestramento bellico in squadre. I cavalieri sconfitti cedevano al vincitore cavallo e armatura. All'inizio del cinquecento vennero di moda elmi da parata, spesso a forma di animale indossati spesso durante i tornei. Nel castello viveva la castellana impegnata nelle cure domestiche della casa e poteva avere dei dipendenti per sbrigare le faccende del castello e spettava a lei accogliere gli  in modo adeguato. Compito della sposa del signore era quello di provvedere alla prole e quindi alla discendenza. In tempo di pace controllava le provviste per il buon mantenimento della casa domestica. L'intimità matrimoniale rimaneva un miraggio. Solo nel XV secolo diventerà una cosa necessaria. Se in camera da letto non c'era il fuoco, per scaldarsi si usavano le coperte. In genere si dormiva nudi.  Nel Medioevo assistiamo allo sviluppo dell’Amor Cortese: l’idea che un cavaliere possa adorare da lontano una donna, di solito sposata, penando  per lei e andando alla ricerca di grandi imprese da compiere in suo onore. La storia più celebre di Amor Cortese è la leggenda di Lancillotto e Ginevra. Il loro rapporto proibito provoca la fine di Camelot e del regno di Artù. 


                                                                                                            Alberto Errico


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