lunedì 2 maggio 2016

Convegno sulla Brindisi normanna

Fonte: brindisireport.it

BRINDISI - Sono giunte al quarto appuntamento le giornate di studi sull’età normanna in Puglia, promosse dalla sezione brindisina della Società di Storia Patria insieme al Rotary Club Brindisi Appia Antica. L’incontro, svoltosi giovedì presso l’Hotel Palazzo Virgilio di Brindisi, ha avuto per tema: “Il cammino dei pellegrini nelle terre del sole”. Nel corso del IV convegno di studi sono stati affrontati argomenti importanti per dare, come ha spiegato il coordinatore dell’incontro, il dottor Giuseppe Maddalena Capiferro, “sostegno a certe ipotesi, argomentazioni, ancora in discussione per quanto riguarda l’epoca normanna, non solo in Puglia ma nel Meridione d’Italia”. “Un popolo di mercenari, navigatori, pirati, che fondando il proprio diritto sulla vittoria, realizzò la prima unificazione del Meridione”, afferma Capiferro. “Un popolo di guerrieri audaci e feroci che seppe, sfruttando le risorse naturali del Meridione, costituire un regno che, per ricchezza, estensione di domini e potenza, fu secondo solo alla Francia e all’Inghilterra”.



Brindisi ha ancora in sé molte tracce dell’età normanna, come rileva Giacomo Carito, presidente della sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia, che ha curato il primo indirizzo di saluto del convegno. Tra queste il mosaico pavimentale della cattedrale, la chiesa del Santo Sepolcro e di San Benedetto. “Si tratta di un complesso monumentale di grandissima importanza, che ci dice, ci rivela, un altro aspetto fondamentale”, afferma Carito, “ossia che la “faces” urbanistica della Brindisi medievale è impostata proprio nell’età normanna, perché ai Normanni si deve la ricostruzione di Brindisi alla fine dell’undicesimo secolo. Ricostruzione che”, prosegue Carito, “in qualche, modo è sottolineata dalla venuta a Brindisi del pontefice Urbano II per benedire il perimetro di quella cattedrale”.

Il professore prosegue spiegando l’importanza di quell’evento: “Evento importante perché definisce anche la direzione del nuovo sviluppo urbanistico che deve avere la città. La città alto medievale si era sviluppata sull’antica necropoli pagana dei Cappuccini, dove permane ancora oggi la memoria, non casualmente, di ben tre luoghi di culto: l’Osanna, la Basilica di San Leucio e Santa Maria della Fontana. Con i Normanni la città nuovamente si dirige verso il mare”. Carito spiega quindi perché i Normanni si interessarono alla riqualificazione degli scali portuali pugliesi: “Per un motivo molto più immediato: vogliono proiettarsi nei Balcani e quindi, per i Balcani, la Puglia è la grande base logistica. Hanno in mente un’unica città che è Costantinopoli. È lì che vogliono arrivare”.
Il presidente della Società di Storia Patria per la Puglia-Brindisi, conclude quindi ricordando che la conquista normanna: “segna l’inserimento di Brindisi e del Salento nell’area occidentale”, e che questo però non significa che i rapporti con l’Oriente furono abbandonati. “Non potevano esserlo”, afferma, “perché buona parte della popolazione era greca, di lingua e cultura greca”. Carito ha ricordato, infine, il matrimonio del figlio dell’ultimo sovrano normanno, Tancredi, conte di Lecce, Ruggero, con Irene, figlia dell’imperatore di Costantinopoli. “Con quest’atto Tancredi recuperava le istanze delle città portuali pugliesi che volevano riprendere, evidentemente, regolari relazioni mercantili con l’Oriente mediterraneo”.

Il dottor Cristian Guzzo, della Società di Storia Patria per la Puglia, ha invece evidenziato le reminescenze vichinghe nell’Italia meridionale agli inizi del secolo XI. Come ricordato da Guzzo, secondo le fonti medievali a noi pervenute, di epoca normanna, l’avventura di questi famosi cavalieri del Nord, comincia sotto la veste di pellegrini. “Il termine pellegrino nel Medioevo aveva un’accezione assai ampia, nel senso che non indicava soltanto una persona devota che in qualche maniera desiderava guadagnare i luoghi santi”, spiega Guzzo, “ma sotto l’accezione, o meglio, sotto il travestimento del termine “pellegrino” si celava molto spesso un uomo d’armi, il quale per ovvie ragioni non poteva muoversi armato in una terra straniera e aveva la necessità di camuffare le proprie reali intenzioni sotto la veste devozionale e quindi, diciamo, legata al fenomeno del pellegrinaggio”.
Il medievista prosegue quindi ricordando una delle Cronache più importanti relative alla presenza dei Normanni nel Meridione d’Italia, con riferimento all’undicesimo secolo, ossia la Cronaca di Amato di Montecassino, monaco longobardo che racconta le vicende dei Normanni. Dopo aver esaminato gli elementi culturali che hanno contraddistinto i Normanni: spirito antico, dei padri, spirito marcatamente nordico, predatorio e vichingo, Guzzo ha ricordato un’altra versione relativa all’arrivo dei Normanni, come pellegrini, nel meridione d’Italia, ossia quella del cronista Guglielmo di Puglia, che racconta l’incontro tra Melo da Bari e un gruppo di pellegrini normanni giunto in pellegrinaggio presso il santuario di San Michele Arcangelo sul Monte Gargano.

Di pellegrinaggi giudiziari dalla Fiandra alla Puglia ha invece parlato la dottoressa Lorenza Vantaggiato della Società di Storia Patria per la Puglia, che ha spiegato come nelle città fiamminghe tra XIV e XV secolo, i cittadini, per comporre i conflitti, prevenire violenze, riparare insulti ma anche omicidi, fecero spesso ricorso ai pacificatori, un’istituzione giudiziaria di tipo comunale che mirava alla salvaguardia dell’armonia e della concordia sociale. La dottoressa ha evidenziato che le sanzioni prescritte a conclusione dell’accordo prevedevano tanto un’ammenda che consisteva nel versamento di una somma di denaro ma anche un’ammenda a riparazione dell’onore. “Fra tutte queste ammende, il pellegrinaggio giudiziario ha un ruolo di primo piano”, spiega la dottoressa, “in quanto aveva delle caratteristiche particolari, consentiva l’allontanamento temporaneo di indesiderabili, turbolenti, pericolosi e di chiunque, macchiatosi dei più vari reati, compreso l’omicidio. È evidente quindi come il pellegrinaggio diventi in questa zona d’Europa una pratica che, con l’imposizione, conserva di religioso soprattutto gli adempimenti formali, la meta del santuario, la visita allo stesso, la sosta in preghiera.”

E prosegue rilevando che: “Nelle mani del governo cittadino questa sanzione costituisce una vera e propria forma di risarcimento a favore della vittima, della famiglia e della consorteria familiare ma anche e soprattutto della comunità urbana”. “Sotto la pressione congiunta dei cittadini e delle autorità, diventa una sanzione negoziabile, cioè riscattabile”, prosegue Lorenza Vantaggiato, “sulla base di tariffe ben precise, quindi proporzionate alla distanza da percorrere per raggiungere il santuario”. Nel suo intervento la Vantaggiato ha ricordato inoltre che tra le mete imposte con maggior frequenza per il pellegrinaggio giudiziario vi era il santuario di San Nicola di Bari, ed ha proseguito descrivendo gli obblighi imposti al pellegrino e le sanzioni accessorie. “Una volta compiuto il pellegrinaggio”, conclude, “dovevano portare un attestato, un certificato, rilasciato dall’autorità religiosa competente che conteneva garanzie di autenticità e una dichiarazione di adempimento delle clausole previste dalla sentenza”.

L’ultimo intervento del convegno è stato affidato a Marco Leo Imperiale e Patricia Caprino dell’Università del Salento, che hanno relazionato sulle ceramiche d’importazione in Brindisi e nella Puglia meridionale normanno-sveva. Nel suo intervento Imperiale ha mostrato alcuni materiali trovati in occasione di una serie di ricognizioni effettuate con il professor Carito e la Società di Storia Patria per la Puglia, nei depositi del Museo Provinciale di Brindisi, nella collezione civica, grazie, come sottolineato da Imperiale, all’architetto Emilia Mannozzi, che dirige il museo. Il materiale, come spiegato da Imperiale, non è ancora stato studiato, è stato appena lavato e fotografato per essere presentato al convegno di studi sull’età normanna. La dottoressa Patricia Caprino ha invece mostrato una carta di distribuzione, realizzata dalla stessa, recentemente, che permette di localizzare quelli che sono i rinvenimenti di ceramica d’importazione nel Salento centrale e soprattutto nel basso Salento tra XII e XIII secolo. La dottoressa ha quindi descritto le varie classi di produzione in elenco nella carta di distribuzione."

A concludere il convegno sono stati il presidente del Rotary Club Brindisi Appia Antica, il dottor Marco Benvenuto, che si è soffermato sulla necessità di portare questi temi importanti e di spessore anche alle giovani generazioni, e il dottor Dario Stomati, responsabile culturale del club, che ha ripercorso gli argomenti trattati nelle precedenti giornate di studio: dall’inquadramento della Brindisi in età normanna il primo anno, all’approfondimento ed ampliamento dello stesso tema ma con uno sguardo al territorio circostante il secondo anno, agli studi di carattere archeologico il terzo anno. “Quest’anno abbiamo dato un taglio un po’ insolito ma originale”, afferma Stomati, “perché abbiamo avuto l’occasione di capire, a parte i grandi temi storici, anche quelle che sono le esperienze della vita quotidiana che affiorano anche da frammenti millesimali.“

Frammenti millesimali di cui il nostro territorio, quello del comune di Brindisi, in realtà sarebbe ricchissimo. Quindi quello che dobbiamo porci come obiettivo”,conclude Stomati, “è soprattutto la valorizzazione di un patrimonio che in realtà, probabilmente, è conosciuto a pochi e comunque conosciuto, forse, troppo in superficie”. E termina dicendo: “Dobbiamo lavorare proprio per fare in modo che queste giornate di studio diventino una tradizione nel nostro territorio”.“

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