I Templari.
Miti e leggende
ruotano intorno ai cavalieri del Tempio, meglio conosciuti come Templari. Ma
chi erano questi pauperes milites Christi
(così si definivano)? Perché, ad un certo punto, l’Ordine fu messo sotto accusa
e sciolto? Vediamo di far chiarezza.
Prima di
avventurarci alla scoperta della storia di questo ordine religioso-militare del
Medioevo, occorre soffermarsi, seppur in modo semplicistico, sul fenomeno storico
che diede loro origine: il movimento crociato.
Nel 1095,
durante il concilio di Clermont, papa Urbano II bandì quella che noi definiamo
la prima crociata (all'epoca non aveva un termine così specifico). L’imperatore
bizantino aveva bisogno di mercenari occidentali per combattere contro i Turchi
che si erano insediati nella penisola anatolica e che avevano inferto ai
bizantini reiterate sconfitte. Al grido “Deus vult” (“Dio lo vuole”) del Papa un
vero e proprio pellegrinaggio si mosse verso Oriente non tanto per combattere
contro i Turchi quanto per liberare la terra santa, quindi Gerusalemme, dai
musulmani (i Cristiani la conquistarono nel 1099). Molti furono anche coloro
che si misero alla guida dei pellegrini per
raggiungere la Gerusalemme celeste, promessa dall'Apocalisse di
Giovanni. Tanti, però, erano i pellegrini disarmati che non sapevano combattere
e perciò avevano bisogno di accoglienza e assistenza. Sembra proprio che per
questo motivo iniziarono a prendere forma dei primi nuclei di cavalieri
volontari, senza ricchezza alcuna e penitenti per sempre. E' in questo clima
che nasce l'ordine del Tempio.
Nascita dell’Ordine
Tra il
primo e il secondo decennio del XII secolo un gruppo di cavalieri si riunì
attorno a un nobile originario della Champagne: Ugo de Payns. In un primo
momento si misero al servizio degli Ospedalieri di San Giovanni (un altro
ordine religioso-militare) ma in seguito -probabilmente tra il 1118 e il 1120-
re Baldovino II di Gerusalemme lasciò loro a disposizione la moschea di al-Aqsa,
collocata presso i resti del tempio di Salomone. Da qui i membri della
confraternita iniziarono a essere chiamati Militia
Salomonica Templi e più tardi fratres
Templi o Templarii, anche se essi,
come abbiamo detto, si definivano pauperes
milites Christi. Nel 1120, davanti al patriarca di Gerusalemme, formularono
i tre voti monastici: povertà, castità e obbedienza. A questi, però, ne
aggiunsero un quarto: la lotta contro i nemici di Dio. Il voto però non era
sufficiente. Era necessaria la sanzione ecclesiale. I Templari però, non
dimentichiamolo, erano dei laici penitenti e per di più che usavano le armi.
Chi mai avrebbe potuto assecondarli? Intorno al 1127 Ugo si mise a girare
l’Europa per fare propaganda e per spiegare l’operato della fraternitas. La sua fortuna fu quella di
incontrare uno dei massimi esponenti del clero di quel tempo, il cistercense Bernardo,
abate di Clairvaux. Uno zio di Bernardo, Andrea di Montbard, era tra i
fondatori della fraternitas. Così nel
1129 Ugo si presentò al concilio di Troyes per ricevere la sanzione ufficiale.
Da questo momento i pauperes milites
Christi divennero un ordine a tutti gli effetti e probabilmente – anche se
non si ha la certezza – fu proprio Bernardo a scriverne la regula.
Una nuova cavalleria
Intorno al
1129-1136 (?), Bernardo accettò di scrivere un trattato, De laude novae militiae, nel quale lodava la formazione di una
nuova cavalleria tesa alla preghiera e alla lotta per la difesa della pace e
dei luoghi santi.
Gli ordini
monastici, secondo la regola benedettina, si distinguevano in sacerdoti,
chierici e un gruppo ampio di fratres
laici indicati come conversi; negli
ordini militari, un numero ristretto di laici si dedicava al combattimento, e
all’interno vi erano i cavalieri- se avevano ricevuto la vestizione e
l’addobbamento prima di entrare nell’Ordine - e i sergenti, con la funzione di aiutanti
in battaglia.
Bernardo, per
giustificare il nascere di questa milizia di monaci-combattenti, parlò, nel suo
trattato, del nemico come figura del Male e quindi della sua necessaria
soppressione in battaglia, giustificabile in quanto non “omicidio” bensì
“malecidio”.
Battaglia fra Templari e musulmani.
Particolare dell’affresco della controfacciata
della chiesa di San Bevignate (Perugia).
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Dopo
Troyes, ai Templari fu affidata una veste: un mantello bianco per i cavalieri,
bruno (marrone scuro) per i sergenti e tutti gli altri membri. Nel 1139 fu
concesso loro di portare sul mantello, in alto a sinistra, una croce rossa. I Templari
portavano la barba lunga, i capelli rasati e avevano il divieto di cacciare (ad
eccezione del leone, simbolo del demonio).
Organizzazione dell’ordine
Il governo
dell’Ordine ebbe sede a Gerusalemme fino al 1187, quando la città fu
riconquistata dai musulmani per mano di Saladino, poi ad Acri, fino al 1291 e
infine a Cipro.
A capo vi
era un Magister, un Maestro, che
governava sostenuto dal couvent, una
specie di capitolo di fratres. Vi
erano poi il siniscalco, il maresciallo, il tesoriere, il drappiere, eccetera.
Dal punto di vista territoriale era diviso in commende, che erano le strutture
principali. I comandanti o precettori guidano le province dell’Ordine. Altre
circoscrizioni erano le balivie.
L’Ordine
possedeva numerose case tra Oriente e Occidente e inoltre godeva dell’immunità
giuridica ed ecclesiale. Grazie a ciò e al comportamento esemplare dei suoi
membri, l’Ordine accumulò una straordinaria ricchezza immobiliare. L’oculato
uso di capitali affidati al Tempio permise l’avvio di una vera e propria
attività bancaria. Grazie alle case dell’Ordine era infatti possibile
trasferire somme senza spostare denaro liquido, dal momento che i Templari accettavano
di gestire e onorare le lettere di cambio.
Le prime accuse
I templari
in battaglia erano ammirati dai crociati per il loro coraggio e il loro valore.
Tuttavia,
già dai tempi della seconda crociata (1147), la rivalità fra i Templari e gli
Ospedalieri di San Giovanni fu alla base di un equivoco: anziché attaccare
l’atabeg Nur ad-Din, emiro di Aleppo e Mosul, che rappresentava la vera minaccia
per Gerusalemme, si pose l’assedio a Damasco, dove l’emiro Unur sarebbe potuto
essere un alleato prezioso per i cristiani.
Da allora,
in Occidente, cominciarono le prime accuse di superbia, corruzione e tradimento
nei confronti degli Ordini militari. Un altro episodio, avvenuto durante la
presa di Ascalona dell’agosto del 1153, non fece altro che aumentare la fama di
avidità e superbia che già circondava i Templari. Infatti pare che essi
avessero impedito ai crociati di partecipare al saccheggio. Nel corso del XIII
secolo, inoltre, le sconfitte militari in Terrasanta e la caccia agli eretici,
contribuirono ad aumentare le dicerie sui Templari. Dopo la presa di Acri
(1291), ultimo baluardo cristiano, molti erano a chiedersi a cosa servissero
ormai gli Ordini militari. Sui Templari gravavano anche le accuse di
omosessualità e connivenza con i musulmani. Sappiamo da un diarista arabo che i
Templari consentivano ai musulmani di pregare in un oratorio ricavato dalla
loro sede gerosolimitana.
Ma
probabilmente ciò che pose i Templari in cattiva luce in modo definitivo fu il
cambiamento dell’idea di crociata che non era più quella iniziale. Si arrivò al
punto di pensare all’eliminazione degli Ordini militari o alla loro fusione in
uno solo.
Nel 1305
papa Clemente V chiese direttamente ai Maestri del Tempio e dell’Ospedale,
Giacomo di Molay e Folco di Villaret, di esprimere un parere sulla futura
crociata e sulla possibile fusione dei due Ordini. Giacomo accettò di recarsi
ad Avignone per discutere della eventuale crociata; Folco invece, a proposito
del secondo punto, rispose che non era possibile unire due Ordini così diversi
per qualità della vita e obiettivi. In effetti scopo primario dell’Ospedale erano
i poveri e gli ammalati, mentre i Templari miravano al controllo e alla difesa
della Terrasanta.
La fine del Tempio
Nel 1305 un
tale di nome Esquieu de Floyran, priore templare di Montfaucon, comunicò al re
di Aragona Giacomo II, alcune accuse molto gravi nei confronti dell’Ordine del
Tempio: eresia, idolatria e sodomia. Il re però non gli badò. Così Esquieu si
rivolse al re di Francia Filippo IV, detto Il Bello, che, al contrario,
incaricò i suoi consiglieri Guglielmo di Nogaret e Guglielmo di Plaisans di
aprire un’inchiesta e indagare.
Il Papa
Clemente V informò il Maestro dei Templari delle accuse a loro carico e Giacomo
de Molay spinse il Papa a portare avanti l’inchiesta poiché l’Ordine era pulito
e non poteva macchiarsi di accuse così disonoranti. Il 24 agosto del 1307 il Papa
informò il re di Francia che avrebbe aperto l’inchiesta. Il 14 settembre tutti
i Templari del regno furono arrestati per ordine di Filippo IV con le accuse di
rinnegare Cristo, sputare sulla croce e commettere atti osceni durante il rito
di iniziazione.
Gli altri
sovrani europei non la pensavano come Filippo. Edoardo II d’Inghilterra non
credette alle accuse; Giacomo II D’Aragona prese le difese dei Templari. Anche
il Papa fu abbastanza urtato dall’atteggiamento del re francese in quanto
l’Ordine dipendeva dalla Santa Sede. Quando però i Templari iniziarono a
confessare, il Papa allora decise di vederci chiaro. Con una bolla, egli ordinò
che i loro beni passassero sotto tutela ecclesiastica.
I Templari
francesi confessarono. Molte furono anche le ritrattazioni. Filippo Marigny,
fratello del cognato del consigliere di Filippo IV, fece condannare al rogo
cinquantaquattro Templari che nel 1307 avevano confessato le loro colpe ma che
poi, avendo ritrattato, potevano essere considerati relapsi.
Il 27
dicembre 1307 Giacomo poté finalmente deporre davanti ai due inviati del Papa,
ritrattando ogni cosa poiché strappata sotto tortura. Appreso ciò, il Papa
decise di bloccare ogni procedimento perché voleva interrogare personalmente i Templari.
Da qui una lotta tra il pontefice, che non voleva ridare poteri
all’Inquisizione finché non avesse potuto sentire i Templari, e i giuristi del
re, che accusarono Clemente di favorire l’eresia dei Templari. Dopo un anno il Papa
riuscì a vedere personalmente i Templari. I documenti originali, pervenuti
quasi tutti, ci dicono che si trattò di un procedimento legale (senza torture o
costrizioni dunque). Il Papa si fece un’idea sui riti di iniziazione
dell’Ordine e reputò indegno l’atto di sputare sulla croce e rinnegare Cristo
senza però confonderlo con l’eresia. Alla fine dell’inchiesta, Clemente impose
ai Templari di chiedere perdono, poi li assolse dalla scomunica - provocata da loro
stessi con i gesti commessi - e li riammise nella comunione apostolica. Le
fonti ci dicono chiaramente che il Papa stava lavorando a una riforma
dell’Ordine.
Il 13
agosto 1308 il Papa decreta l’inizio delle ferie estive e si ritira nelle
campagne circostanti. Il giorno dopo, segretamente, i cardinali Fredol, de
Suisy e Brancacci, nominati plenipotenziari dal Papa, partono per Chinon per
incontrare i membri dello Stato Maggiore. Il 20 agosto l’inchiesta si conclude
con l’assoluzione dei Templari dall’accusa di eresia e il loro reintegro nella
comunione apostolica. L’atto originale dell’inchiesta, da poco rinvenuto in un
fondo dell’Archivio Segreto Vaticano dalla paleografa italiana Barbara Frale, riferisce
l’esito del procedimento che si conclude, appunto, con l’assoluzione dei capi
templari. Probabilmente l’inchiesta di Chinon era un modo per farla pagare al
re francese che aveva fatto arrestare, interrogare e dichiarato colpevoli i
Templari a sua insaputa. La risposta di Filippo non tardò ad arrivare. Il vescovo Guichard di Troyes fu accusato di
stregoneria e bruciato al rogo nonostante il Papa l’avesse in precedenza
assolto. Con ciò il re voleva dimostrare che tutta la chiesa era contaminata
dall’eresia. Clemente, dunque, per evitare di trovarsi nuovamente in una
situazione di conflitto come in precedenza era successo con Bonifacio VIII,
nell’agosto del 1309 decise di salvare l’unità della Chiesa e sacrificare
l’esistenza dell’Ordine templare.
Tra il 1309
e il 1310 iniziarono le inchieste diocesane volute dal Papa nel 1308. Clemente
V, avuta tutta la documentazione, si rinchiuse, insieme ai Padri conciliari,
per decidere e riflettere, nell’abbazia di Maucène. I risultati di questa
istruttoria furono oggetto del concilio di Vienne, che si aprì nel 1311.
Molti
pensavano che fosse necessario temporeggiare per ascoltare i risultati ottenuti
fuori dall’area francese e le voci in difesa. Il re Filippo IV, però, non
sopportava più indugi e minacciava di marciare su Vienne. Il Papa non poteva né
condannare il Tempio né andare contro il re. Dunque, il 22 marzo 1312, con la
bolla Vox in excelso, decise di
sciogliere l’Ordine, senza alcun giudizio di condanna. I beni dell’Ordine
passarono agli Ospedalieri. Il Papa, ormai costretto a letto a causa di una malattia,
nominò una commissione di vescovi per stabilire la sorte dei capi Templari.
Davanti
alla condanna all’ergastolo, Giacomo De Molay e il precettore di Normandia,
Geoffroy de Charny, consapevoli del pericolo del loro gesto, si ribellarono e
proclamarono l’innocenza del Tempio. I vescovi, confusi, ritennero opportuno
sospendere la seduta per informare il Papa. Filippo, allora, temendo una
possibile ricostituzione dell’Ordine, fece rapire De Molay e de Charny e li
mandò a morte sul rogo (1314). Da qui la leggenda della maledizione che Giacomo
de Molay lanciò al Papa e a Filippo, chiamandoli entro un anno davanti al
giudizio di Dio. In effetti sia il Papa sia Filippo morirono entro l’anno,
rispettivamente il 20 aprile e il 29 dicembre.
Giacomo De Molay, ultimo Maestro dei Templari. |
Ma l’Ordine
era davvero innocente? Considerate le fonti lacunose e incerte, non possiamo
dare una risposta. Forse sì. I membri dell’Ordine spesso erano ex peccatori che
speravano nel perdono divino quindi ciò non esclude la presenza di eretici o
deviati. Questo però non giustifica il coinvolgimento dell’intero Ordine.
Un’altra cosa su cui si favoleggia è il rapporto con l’Oriente. Le fonti ci
dicono che si trattava sempre di persone di basso livello culturale, più che
altro frati-agricoltori e non frati-guerrieri. Sta di fatto che il Papa, come
abbiamo visto, aveva assolto e reintegrato i Templari nella comunione
apostolica. Un altro aspetto da approfondire è il culto della Passione di
Cristo, celebrato il Giovedì Santo, durante il quale i Templari ricevevano la
comunione bevendo il Vino, inteso come Sangue eucaristico. Questa pratica è
stata spesso collegata alla leggenda del Santo Graal.
Molto c’è ancora
da scoprire sulla storia di questo Ordine. Una cosa è certa: nonostante molti,
oggi, si spaccino per eredi dell’Ordine, solo un pontefice potrebbe ricostituirlo
e modificare, quindi, il provvedimento emanato da Clemente V settecento anni
fa.
Martina
Pietramala
Bibliografia
F. CARDINI,
I Templari, Firenze 2011.
B. FRALE, I Templari, Bologna 2007.