giovane cortigiana, in un dipinto del 1500 |
Nel XIII secolo a Marsiglia esisteva una
nota prostituta, di nome Giulietta la Borgognona. Ella aveva
attraversato una lunga strada per arrivare a Marsiglia, città portuale che
nel Medioevo avrebbe potuto offrire molto ad una donna come lei, almeno secondo
l' apparenza. Giulietta andava
avanti con la speranza di trovare lavoro ma non fu così perché a stento
riusciva a comprarsi dei vestiti nuovi. In quel secolo molte donne solitamente
indossavano abiti vistosi, una camicia e un mantello, con un
nastro giallo ai lati dell'abito, utilizzato dalle prostitute per farsi riconoscere.
Giulietta era una donna molto attraente e bella che riuscì a
farsi strada nel mestiere più antico del mondo. Nell' Italia Rinascimentale le
prostitute rappresentavano tutto ciò che vi era di peggio in una donna. Queste
donne immorali avevano rinunciato alla castità. Le prostitute portavano addosso
i segni del peccato e del disonore. Esse venivano considerate un veicolo di
corruzione non solo peccaminoso, ma inducevano gli uomini a seguirle nella
perdizione. Nel cinquecento l'Europa pullulava di giovani alla ricerca di
appetiti carnali e privi di sfoghi sessuali legittimi. A partire dal
quattrocento si svilupparono riforme religiose con lo scopo di porre un freno a
qualsiasi atto sessuale al di fuori del matrimonio. Camilla, una prostituta
romana, dovette affrontare le ostilità della chiesa. Nonostante tutto ella
poteva esercitare la sua professione in un clima sociale ancora turbolento per
via della Controriforma. La fine del XV e il XVI secolo appaiono come i periodi
più fiorenti per le prostitute romane. Le famose cortigiane che con la loro
bellezza e il loro mecenatismo intrattenevano la società nobiliare dell'epoca.
Cesare Borgia, assiduo frequentatore di prostitute, aveva la sua favorita di
nome Fiammetta. Alcune donne prosperavano in un clima culturale molto vasto che
le elevava dalla condizione di peccatrici a donne di buone maniere e di fascino.
La prostituzione, fonte di peccato e di lussuria, non era considerata un
crimine. Nei casi in cui non veniva violata la legge, le autorità cittadine le
tenevano sotto sorveglianza, considerandole immorali e indegne. Nella Roma del
cinquecento molte prostitute si davano un nome inventato per non far conoscere
la propria identità. Molte donne si prostituivano in mancanza di denaro, prive
di un mantenimento sicuro, alcune dopo aver perso il marito per abbandono ecc.
Gli alloggi di queste donne tendevano a concentrarsi nei villaggi, nelle
taverne o nelle locande, dove attiravano i loro clienti. Prostitute più
benestanti potevano permettersi alloggi più confortevoli. Molte
prostitute romane vivevano in piccole case sparse in Città, esercitando la
professione con molta indipendenza. Esse si procuravano da sole la maggior parte
del lavoro, mettendosi in mostra alle finestre delle loro abitazioni,
richiamando l'attenzione dei clienti o chiacchierando sulla porta di casa.
Alberto Errico
Bibliografia :
Luca Pesante, " Il sesso nell'età di Mezzo". Medioevo n.8 Agosto 2014
Historie medievale n.9 settembre 200
Rinascimento al femminile, Ottavia Niccoli : Edizioni Laterza 1991
Rinascimento al femminile, Ottavia Niccoli : Edizioni Laterza 1991