martedì 19 dicembre 2017

Le dame e i cavalieri

Un cavaliere voleva prendere moglie non necessariamente per amore, ma perché questi una volta presa in moglie avrebbe ereditato le terre della sposa. E’ celebre il caso di Guglielmo il Maresciallo conte di Pembrocke che prese in moglie Isabella di Clare, una ricca ereditiera inglese. Si trattava sempre di unioni politiche che non avevano niente a che fare con l’amore tra due persone.  Mentre il cavaliere era in guerra la sposa stava chiusa nelle fredde mura del castello amministrando le faccende di casa. Il destino delle ragazze era quello di sposarsi molto giovani e custodire il focolare. Molto spesso la donna prendeva le armi per difendere il maniero durante un assedio.  La castellana era la figura femminile  più importante del castello. Queste donne nonostante tutto si sentivano sole e amavano circondarsi di gentildonne che stavano ai loro ordini, dame di compagnia, cameriere, lavandaie, ogni donna  doveva imparare a filare, a tessere e a cucinare. Nei castelli della Francia meridionale, presso la corte di Eleonora d’Aquitania, i trovatori cantavano le gesta di Re Artù e dell’amore tra Lancilotto e Ginevra.  Essere un cavaliere nel medioevo non voleva dire solo andare in guerra e giostrare nei tornei; vi era un codice di condotta, detta cavalleria, che si aspettava che i guerrieri seguissero. Difendere i deboli e gli oppressi e difendere con le armi chi contrastava gli insegnamenti della chiesa. Raramente un cavaliere agiva da solo in battaglia. Insieme ai suoi scudieri e paggi poteva guidare un gruppo di sottoposti armati di elmo e cotta di maglia in ferro. Questi uomini potevano garantire una buona protezione al cavaliere che durante una battaglia poteva venire circondato da un manipolo di cavalieri pronti ad attaccare. Nel corso di una battaglia molti soldati venivano fatti prigionieri e rilasciati tramite un riscatto in denaro. Il pagamento di un riscatto poteva costare molto denaro. I vassalli molte volte vendevano le loro terre per ottenere il denaro necessario per liberare il loro signore. Quando nel 1193 in Inghilterra venne pagato il riscatto di Re Riccardo Cuor di Leone, la popolazione inglese dovette pagare tasse altissime. L’addestramento del cavaliere iniziava in tenera età, generalmente a sette anni, quando questi diventava paggio. Molti venivano mandati nel castello di un feudatario, spesso un parente. Il paggio imparava come stare nella società, come  intrattenere le dame e a stare a tavola. A quattordici anni il paggio poteva diventare scudiero e qui incominciava l’addestramento alle armi. Una volta diventato scudiero il ragazzo accompagnava il cavaliere, un ottimo esercizio alla guerra. Appena arrivato a ventuno anni lo scudiero veniva nominato cavaliere. L’aspirante doveva fare un bagno  simbolico di purificazione. Poteva anche passare la notte in veglia nella cappella del castello  con la spada sull’altare. La cerimonia d’investitura includeva preghiere per aiutare il cavaliere a lottare per la sua amata terra. Nel XII secolo nacquero i tornei, che al principio del XIV secolo furono vietati, perché costituivano un reclutamento dei cavalieri alla guerra. Molti cavalieri partecipavano ai tornei per guadagnarsi fama e onore, ma soprattutto per conquistare il cuore di una giovane fanciulla.
                                                                


                                                                                                         Alberto Errico
                                                                                                         


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