Nel XII secolo nacque
l’araldica, stemmi identificativi importanti per saper riconoscere i cavalieri
in battaglia. Sugli scudi cominciarono a comparire simboli e disegni che
rappresentavano il casato dalla quale il cavaliere proveniva. Tra il XII e il
XIV secolo si svilupparono i tornei cavallereschi, veri e propri addestramenti militari con
l'intento di tenere allenato il cavaliere per gli scontri militari.
Dalla metà del XIII
secolo le tattiche militari mutarono profondamente, aumentando l’importanza
della fanteria e dei cavalieri che combattevano a piedi. Gli uomini d’arme
erano indotti alla battaglia da obblighi sociali e feudali, ma anche dalle
prospettive di ascesa sociale. Infatti chi tra loro si comportava bene sul
campo di battaglia aveva buone probabilità di aumentare i propri possedimenti o
accrescere il proprio rango. Per i cavalieri la guerra medievale era, tutto
sommato, un affare a basso rischio. Vi erano molte buone ragioni per cui i
nobili evitavano di uccidersi reciprocamente. Solitamente erano imparentati e
avevano precedentemente combattuto dalla stessa parte. A ciò si aggiunga che il
riscatto da pagare o da incassare poteva essere una somma ingente, come nel
caso di Guglielmo il Maresciallo conte di Pembroke, un cavaliere inglese che
amava sconfiggere il nemico in battaglia e poi chiederne il riscatto.
Alberto Errico