venerdì 3 novembre 2017

La donna nel Medioevo


La vita media della donna era di circa trent'anni. Si sposavano molto presto, tra i dodici e i quindici anni. Buona parte morivano di parto e poche donne arrivavano ai quarant'anni. Nei lunghi secoli del medioevo ( V- XV secolo)  la donna non era considerata dalla società, veniva anzi paragonata al demonio. Tentatrice e fonte di perdizione, la donna del medioevo doveva essere prima di tutto moglie e madre. Presso la società germanica  aveva il compito di curare i figli e accudire i propri mariti. La donna germanica e longobarda era sottoposta al mundio, ossia alla protezione dell'uomo. Non poteva essere padrona di se stessa. Nel matrimonio il marito poteva ripudiare la donna in caso di adulterio. La chiesa considerava il matrimonio il male necessario per garantire la riproduzione e tenere sotto controllo gli appetiti sessuali. In realtà non era così. Per tutto l'alto medioevo i sovrani avevano molte concubine al loro seguito. Ne è un esempio Carlo Magno che ne ebbe quattro. Ugo di Spoleto, tra le tante, ne scelse tre come favorite. Da queste unioni nascevano i cosiddetti Bastardi che per tutto il medioevo ricoprirono  ruoli molto importanti nella società. Guglielmo il Bastardo, che al seguito della conquista dell'Inghilterra nel 1066 venne chiamato il conquistatore,  era stato concepito fuori dal matrimonio. Egli faceva parte di una lunga schiera di figli illegittimi fin dai tempi del suo antenato Rollone, duca di Normandia. Ritornando alla società germanica, nessuno poteva attentare alla vita della donna, pena la perdita del mundio. Le unioni avvenivano con il consenso dei due sposi. Per le classi più elevate a prevalere erano motivi politici e dinastici perché i matrimoni erano combinati dalle famiglie per stringere alleanze. Alla fine dell’ XI secolo il re d'Inghilterra Enrico I combinò il matrimonio tra la figlia Matilde e Goffredo V d' Angiò, detto il bello. Subito dopo si scatenò una guerra civile tra Stefano di Blois e la cugina Matilde. Stefano era il diretto discendente di Guglielmo il Conquistatore e quindi il legittimo erede al trono d’Inghilterra. Nel medioevo non era concepito che una donna prendesse le redini del potere essendo una società molto maschilista.
Nella società germanica se una donna veniva accusata di adulterio si ricorreva all'ordalia, ossia il giudizio di Dio, che consisteva in un duello da parte dell'accusatore. Se questi perdeva doveva pagare alla donna il suo valore pecuniario.  Se una femmina veniva colta a fornicare  con un altro uomo il marito poteva venderla come schiava. Questo sempre nell'ambiente germanico. La regola del matrimonio era l'indifferenza. I coniugi di solito dormivano in stanze separate e si univano solo per concepire il dovere e procreare, in modo da garantire la dinastia. Mentre gli uomini trovavano tranquillamente la soddisfazione dei loro piaceri nei numerosi bordelli sparsi per le città, le mogli  dovevano rimanere in silenzio e fare finta di nulla. La donna non era affatto un sesso debole.  Il medioevo pullula di eroine, poetesse e guerriere. L'esempio è Giovanna d'Arco (1412 - 1431) che riuscì a liberare la Francia dagli inglesi. Dopo la pulzella d'Orlèans troviamo Jeanne Forquent che nel 1472 respinse i Borgognoni, brandendo un'ascia durante un assedio a Beauvais. Un’altra donna fuori dal comune fu Matilde di Canossa, che oltre a governare città e castelli e fondare monasteri, fu una grande guerriera che riuscì a porre fine alla "Lotta per le investiture  (1070 - 1122)", il conflitto che vide protagonisti  il Papa Gregorio VIII e Enrico IV di Germania per l'elezione dei vescovi
La donna poteva creare molto scandalo nella società, facendo la prostituta ma anche praticando la stregoneria o presunta tale. Come ho già affermato precedentemente, le donne erano
madri e la nascita dei figli costituiva uno dei loro compiti primari. Partorivano in camera accudite da levatrici. Il battesimo del figlio avveniva subito dopo Pasqua e l'allattamento veniva praticato fino ai due anni di età del neonato. Molte donne che non avevano da mangiare prendevano la strada della prostituzione. Se una fanciulla non riusciva a trovare marito, vendere il proprio corpo costituiva un metodo efficace per vivere.  Per scongiurare il pericolò di rimanere incinte, le donne  facevano uso di misture a base di miele, cui venivano aggiunti i più svariati ingredienti, inseriti nella vagina. La chiesa e il clero attribuivano alla donna il ruolo di seduttrice. Erano loro a fabbricare pozioni magiche per attirare a sé gli amanti. Una donna che si procurava piacere da sola veniva considerata dal clero peccato mortale.  L'intimità matrimoniale rimane un miraggio e solo verso la fine del medioevo ( XIV-XV secolo ) diventerà una cosa indispensabile. Il giaciglio era isolato dal resto dell'ambiente. Se in camera non c'era il fuoco, per scaldarsi si usavano le coperte. In genere si dormiva nudi e insieme assunse una connotazione sessuale. Nella storia di Tristano e Isotta il re Marco di Cornovaglia racconta che scoprì Tristano e Isotta addormentati insieme; il sospetto di tradimento viene subito allontanato nel momento in cui si accorge che la regina ha indosso la camicia da notte e Tristano ha indosso le brache. Chrètien de Troyes, nel romanzo di Lancilotto, scritto verso il 1171, racconta la strana storia di una dama e un cavaliere. "Un letto è preparato, le lenzuola sono di lino e molto profumate, la damigella si corica accanto a lui ma non si toglie la camicia Lancillotto non vuole violare la verginità della fanciulla e ha gran timore di toccarla. La ragazza comprende e lo lascia stare andando a coricarsi in un'altra stanza", la diffusione delle camicie da notte, era un modo per preservare la propria verginità e allontanare eventuali molestatori.
I cavalieri di solito volevano prendere moglie e speravano in una sposa con una ricca dote. Mentre i mariti erano in guerra, le mogli seguivano l'amministrazione del castello e capitava molto spesso che una donna difendesse il maniero durante un assedio. Ci si aspettava da lei che fosse una buona padrona di casa e che accogliesse gli ospiti in modo adeguato. Il marito aveva il compito di proteggerla dai suoi nemici che vorrebbero giacere per una notte con la dama. Molte spose venivano rinchiuse nel mastio del castrum tenute sotto custodia. Nella storia di Re Artù, scritta verso la metà del XII del secolo, si racconta che mentre il marito di Igraine, il Duca di Cornovaglia, era assente per la guerra, Uther Pendragon chiese al mago Merlino di fargli avere le sembianze del Duca per giacere una notte insieme alla regina. Da quella unione nacque il futuro Re d'Inghilterra. Per l'uomo la sposa è un bene prezioso ed è nel castello che ella partorirà  il futuro erede  Per le donne sposate vigeva l'obbligo di portare sul capo il soggolo, una sorta di fascia di lino, avvolta intorno ai capelli e al collo in segno di modestia e fedeltà nei confronti del marito. Alla morte dello sposo la donna godeva di diritti legali pari a quelli degli uomini quindi poteva entrare in possesso delle terre del defunto. Ne sono un esempio Elizabeth de Sèvorc, Eleonora d'Aquitania e Sichelgaita Contessa di Brindisi. Tre grandi donne che riuscirono a prevalere sull'autorità dei loro mariti e a farsi valere come donne. Tra il IX e il XII secolo troviamo cavalieri erranti. Si tratta di nobili di secondogenitura senza futuro, esclusi dal patrimonio familiare, in cerca di fama e onore. Il loro obiettivo è farsi strada nel mestiere delle armi. Questi cavalieri girovaghi in cerca di un posto dove vivere erano fondamentali nella formazione di un giovane milites. Il primogenito di casa, predestinato ad ereditare l'intero patrimonio, trascorreva diversi anni alla corte di diversi signori, in attesa che i genitori gli combinassero un matrimonio vantaggioso. E gli altri figli?  Naturalmente, esclusi dal patrimonio familiare, dovevano farsi strada da soli giostrando nei tornei e conquistando qualche bella fanciulla.
Guglielmo il Maresciallo 
(1145 -1219),  reggente d'Inghilterra a soli 9 anni, dovette abbandonare il castello di famiglia per imparare a diventare un cavaliere e a costruirsi una carriera promettente. Egli rimase scapolo fino all'età di 45 anni, quando il suo signore Enrico II d'Inghilterra, lo ricompensò della bravura e fedeltà dimostrategli, dandogli in moglie la ricca ereditiera Isabella di Clare. Questi nobili che restavano esclusi dall'eredità, rimanevano in attesa di farsi una famiglia. Quello che spingeva a cercare una donna, più che l'istinto sessuale, doveva essere il desiderio di procreare. Le prostitute o le contadinelle non bastavano a soddisfare gli appetiti del cavaliere. La donna rimane la preda da conquistare, a rischio della vita, in una società pienamente maschilista che vedeva la donna come un sesso debole da poter dominare a proprio piacimento.
Le bambine erano allevate nella cerchia familiare, in stretto contatto con altre donne, dove apprendevano presto i lavori femminili. Altre volte le si chiudeva in convento fino alla maggiore età per prendere marito. Se il matrimonio era combinato fin dall'infanzia dalle case regnanti, la fanciulla andava a vivere nel castello del suocero, in attesa di raggiungere l'età giusta per consumare il matrimonio. La donna era la preda ingenua e indifesa ma una volta sposata e divenuta la signora del castello, le cose allora cambiavano. Ritornando ai cavalieri, essi erano stati privati in tenera età alle sottane delle madri e da quel momento avevano vissuto un'esistenza rude sempre a contatto con altri uomini. Le meretrici non erano prese in considerazione, anzi molte volte venivano ammazzate e violentate senza pietà. Una volta sposata la donna diveniva preziosa e insieme temuta dal marito, vero detentore del potere. La dama temeva il cavaliere in uno stato quasi di sudditanza psicologica.  Rappresentava per lui uno oscuro oggetto di desiderio carnale, temuto e adorato, per il quale valeva la pena anche rischiare la vita. Nemico di ogni pudore e di ogni santità venne definito Guglielmo IX d'Aquitania, il primo trovatore del medioevo inglese. Fu lui ad esaltare l'amore carnale. La sua prima moglie, Ermengarda, si ritirò in un convento. Guglielmo reagì malissimo, dichiarando di fondare un convento di prostitute con la più bella come badessa. Il vescovo Pierre lo scomunicò nel 1114. Nella storia di Re Artù i due amanti  Lancillotto e Ginevra commettono adulterio nei confronti del loro sovrano e per una notte di desiderio carnale pagheranno un prezzo molto alto. La leggenda di Tristano e Isotta affonda le sue radici nella mitologia Celtica, rappresentano la visione dell'amor cortese. In Francia gli ardori dell'amor cortese ebbero una forte diffusione nel XII secolo. Il matrimonio medievale era essenzialmente una questione politica di alleanze tra casate rivali. L'interesse della famiglia doveva infatti prevalere sui novelli sposi, il che comportava un'assenza di passioni nelle unioni matrimoniali. Nell'ambiente cavalleresco, tuttavia, l'amore tra il giovane cavaliere e la moglie del suo signore, sia pur non consumato, poneva un problema molto grosso nella cultura cavalleresca: si doveva fedeltà al gioco dell'amore cortese o al proprio signore?



Alberto Errico

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